L’Abbazia di Vallombrosa

Sapete che il lunedì è il giorno di chiusura della Bottega de Lo Speziale. Così ne ho approfittato per un breve “tour” in Toscana. Ho organizzato alcuni appuntamenti di lavoro, ma non sono mancati momenti di diletto per lo spirito e per il palato (infatti questo è, in Toscana, il periodo dei funghi porcini freschi).

A poche decine di chilometri ad est di Firenze, nel Comune di Reggello, immersa in un bosco (che è Riserva Naturale Biogenetica Statale), sorge l’Abbazia di Vallombrosa.

Venne fondata da San Giovanni Gualberto, che nel 1036 si ritirò con pochi seguaci in questo luogo (chiamato allora Acquabella) per vivere “in beata pace” la regola benedettina, in sinergia con la natura, convinto che la vita comune e il ritorno ad una povertà evangelica avrebbero contribuito al rinnovamento della Chiesa.

I Vallombrosani sono da sempre sensibili alla tutela del creato e possono ritenersi dei veri e propri “Monaci Forestali” dato che per lungo tempo (dall’XI al XIX secolo) hanno gestito la foresta di Vallombrosa. I Monaci infatti coltivavano l’abete bianco in purezza, applicando la tecnica selvicolturale, da loro codificata, del “taglio raso con rinnovazione artificiale posticipata” che da Vallombrosa si irradiò in tutta Europa.

L’Abbazia venne soppressa due volte: la prima nel 1808 da Napoleone Bonaparte; la seconda nel 1866 dal Regno d’Italia, che qui creò l’Itituto Forestale d’Italia. Forse anche per questo motivo, Papa Pio XII nel 1951 dichiarò San Giovanni Gualberto Patrono del Corpo Forestale. Nel 1973, su interessamento di Papa Paolo VI, i Vallombrosani, già ritornati in un’ala del Monastero nel 1949, poterono ritornare ad utilizzare appieno l’Abbazia.

E dopo aver goduto del fresco (siamo a quasi 1000 m s.l.m.), della pace e della bellezza del luogo, dopo aver salutato i Monaci e concordato con loro l’invio di nuove prelibatezze per la Bottega de Lo Speziale, ho proseguito per Firenze, attraversando il bosco.

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