Vi ho già parlato su questo mio Blog e sulla mia Pagina Facebook della presenza di tanti Ordini religiosi nel territorio bresciano:
- i Cluniacensi a San Pietro in Lamosa;
- le Clarisse nel Monastero di Santa Chiara;
- gli Olivetani all’Abbazia di Rodengo;
- i Vallombrosani alla Badia;
- le Monache del Buon Pastore a S. Maria della Carità;
- i Cassinesi in San Faustino;
- i Celestini a San Desiderio;
…ma i Cistercensi a Brescia?
Roberto di Molesme, fondando in Borgogna nel 1098 l’abbazia di Cîteaux, diede origine alla riforma cistercense, che ebbe come suo massimo esponente (e diffusore) Bernardo di Chiaravalle. Le Abbazie e le Comunità di questo ramo dei Benedettini avevano, sintetizzando, alcune evidenti caratteristiche: una maggior austerità, l’abito bianco, lo stile gotico, il culto mariano. Per la loro semplicità e laboriosità, i “Monaci bianchi” (primo esempio di marketing religioso: cambiarono il colore dell’abito da nero a bianco, per differenziarsi dai Benedettini precedenti) si legarono molto alle popolazioni locali.
I Cistercensi, pur non avendo un Monastero sul territorio bresciano, ebbero comunque un ruolo importante nella gestione di un’opera caritativa: l’Ospedale di Giovanni Pecora. Non essendoci più nulla, fisicamente e architettonicamente, a testimoniare la presenza di questo nosocomio, mi devo affidare allo studio “L’ospedale di Giovanni Pecora a Brescia. I cistercensi, la vita religiosa e la società cittadina” pubblicato dal Prof. Giovanni Cossandi nel 2017.
Da una littera di Papa Innocenzo IV, redatta ad Assisi il 12 luglio 1253, si apprende che un tal Giovanni, figlio di Giacomo, detto Pecora, cittadino bresciano, aveva disposto come sue ultime volontà che in due domus di sua proprietà fosse edificato un ospedale, per il cui sostentamento aveva anche assegnato in dote alcuni suoi beni (delle proprietà fondiarie nella zona Chiusure), e che venisse affidato al Monastero Cistercense di San Pietro in Cerreto. A seguito di tali decisioni, il Vescovo di Brescia, Azzone da Torbiato, nominato esecutore testamentario, aveva provveduto a concedere all’Abate Cistercense, Mantovano, i beni assegnati.
Perchè l’Abbazia del Cerreto? Il Monastero lodigiano era già entrato in contatto con la realtà bresciana nel 1233 per alcune faccende economiche riguardanti il Monastero femminile di Santa Giulia e nel 1235 per l’incarico affidato da Papa Gregorio IX di riportare all’obbedienza i Monaci ribelli di Sant’Eufemia. Insomma, i Monaci Cistercensi erano bravi amministratori e pacificatori.
Dal punto di vista pratico, all’Abate del Cerreto spettava la nomina di un sindaco o procuratore, scelto tra i Conversi del Monastero (servi laici), che aveva il compito di tutelare gli interessi dell’Ospedale nelle questioni di carattere amministrativo, come stipulare contratti, effettuare compravendite, riscuotere affitti e sostenere vertenze legali. Accanto ad esso venivano scelti dei ministri che avevano il compito di organizzare la cura e l’ospitalità dei poveri, incarico che venne ricoperto, almeno in una circostanza, anche da una donna, una certa Belebona, nel 1268.
Com’era e dove si trovava l’Ospedale della Pecora? L’Ospedale, dalle testimonianze archivistiche, doveva configurarsi come una struttura non molto capiente, ubicata “in burgo Sancti Nazarii” ovvero “in contrada Sancti Francisci“, posta allo snodo tra il centro antico di Brescia e l’ampliamento urbano a ovest, in un borgo artigiano già densamente popolato che stava diventando un punto di riferimento per le famiglie di recente immigrazione. Per intenderci, la zona dove, pochissimi anni più tardi, nel 1265, verrà edificato il Convento di San Francesco.
Dalla Pecora alla Pera. Dal XIV secolo risulta il cambio di intitolazione dell’Ospedale a Santa Maria della Pera (ma in un documento del 1454 viene ancora ricordato come “hospitale de la Pecora sive de la Pera“), mutamento legato alla devozione propria dell’Ordine Cistercense, di cui Maria è appunto la Protettrice.
Nel 1429 la Serenissima decise di costruire un nuovo Ospedale Maggiore (in Crociera San Luca) avviando un processo di unificazione dei piccoli ospedali presenti in città, come quello di San Cristoforo e quello della Misericordia. Con una lettera, redatta a Roma il 27 aprile 1454, Papa Niccolò V acconsentì alla richiesta formulata dai cittadini di Brescia di unire l’Ospedale della Pecora, con tutti i diritti e le relative pertinenze, al nuovo ospedale intitolato allo Spirito Santo.