25 marzo: Annunciazione e… Capodanno?!

Il 25 marzo si festeggia l’Annunciazione. Ma in passato, in alcune città italiane, veniva festeggiato anche il Capodanno. Come mai?

Fase uno: il calendario giuliano.
Venne elaborato dall’astronomo egizio Sosigene di Alessandria e promulgato da Giulio Cesare (da cui il nome) Pontifex Maximus nell’anno 46 a.C. Già in questo calendario si aggiungeva, ad ogni anno che avesse numerazione multipla di 4, un giorno in più dopo il 24 febbraio “sexto die ante calendas martias” (sesto giorno prima delle calende di marzo) per riallineare, per quanto possibile, il calendario all’anno solare. Attenzione: i Romani contavano i giorni sottraendoli alle festività, considerando anche il giorno di partenza. Quindi tra il 24 febbraio e il 1° marzo, le calende di marzo, si contavano appunto sei giorni. Negli anni bisestili il giorno 24 divenne “bis sexto die” (per la seconda volta il sesto giorno), da qui “anno bisestile”. Ma l’anno solare medio era più corto di 11 minuti e 14 secondi rispetto all’anno giuliano medio e la cosa creò un grosso problema! Inoltre, fu proprio Giulio Cesare a stabilire che l’anno romano iniziasse il 1° gennaio (“Ianuarius“, da Giano bifronte o da “ianua“, porta) e non il 1° marzo come nel precedente calendario di Numa Pompilio (713 a.C.).


Fase due: il calendario gregoriano.

E’ il calendario ufficiale della Chiesa Cattolica e, ora, di quasi tutti i paesi del mondo. Prende il nome da Papa Gregorio XIII che lo introdusse nel 1582. Tra il 325 d.C., anno in cui il Concilio di Nicea stabilì la regola per il calcolo della Pasqua, e il 1582 si era ormai accumulata una differenza di circa 10 giorni (per le ragioni di cui sopra, gli 11 minuti e 14 secondi). Questo significava che la primavera, in base alle osservazioni astronomiche, non risultava più cominciare il 21 marzo ma già l’11 marzo. Così la Pasqua, la prima domenica dopo il plenilunio di primavera, veniva a cadere nella data sbagliata. Si decise di recuperare i giorni perduti, in modo da riallineare la data d’inizio delle stagioni: si stabilì che il giorno successivo a giovedì 4 ottobre 1582 fosse venerdì 15 ottobre. Inoltre venne modificata la durata media dell’anno, in modo da prevenire il ripetersi di questo problema, cambiando la regola degli anni bisestili: gli anni la cui numerazione è multipla di 100 sono bisestili soltanto se essa è anche multipla di 400.

 

Un calendario particolare che iniziava il 25 marzo.
Il sistema di calcolo dei giorni dell’anno utilizzando come primo giorno la data del 25 marzo, giorno del concepimento di Gesù, ovvero festa dell’Annunciazione, viene chiamato “stile dell’Incarnazione” (o “ab Incarnatione Domini” o “annus Dominicae Incarnationis“). Fu ampiamente utilizzato da stati e città italiane (ad es. a Bologna e Piacenza) e da stati esteri (ad es. in Inghilterra dal XII secolo al 1752).

Particolarmente forte e duraturo fu il suo uso nelle città toscane (Firenze, Pisa, Siena, Lucca, Prato), da qui la tendenza a definirlo, semplificando, “stile toscano”. Lo stile dell’Incarnazione portava il capodanno cristiano a coincidere approssimativamente con l’equinozio di primavera, come il primo calendario romano di Numa Pompilio che iniziava il 1° marzo. Aveva perciò il vantaggio di ridare il significato originario ai nomi di alcuni mesi come settembre (“settimo mese”), ottobre (“ottavo mese”), novembre (“nono mese”) e dicembre (“decimo mese”), contando da marzo.

Questo “stile dell’Incarnazione” aveva due varianti dette rispettivamente “anticipato” e “posticipato“, il cui capodanno era sempre il 25 marzo ma di due anni diversi. Il primo, usato a Pisa, anticipava di nove mesi rispetto allo stile moderno, iniziando l’anno dal 25 marzo dell’anno precedente. Il secondo, detto “ab Incarnatione Domini“, usato a Firenze, posticipava di tre mesi la data del capodanno rispetto allo stile moderno, utilizzando come capodanno il 25 marzo dell’anno in corso. Detto in altri termini, a Firenze il 25 marzo iniziava l’anno X, mentre a Pisa terminava. Un esempio: il giorno 12 maggio 1446 (stile moderno), rimaneva 12 maggio 1446 secondo lo stile fiorentino, ma corrispondeva al 12 maggio 1447 secondo lo stile pisano.

Questi stili di calendario furono definitivamente aboliti il 20 novembre del 1749 per decreto del Granduca Francesco Stefano di Lorena, con il quale fu ordinato che in tutto il territorio toscano il nuovo anno cominciasse il 1º gennaio seguente, secondo lo “stile moderno” o “stile della Circoncisione“.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato Required fields are marked *
You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>